Non è un sogno: ha vinto Davide Bais
Non è un sogno. Sta accadendo tutto davvero. È successo tutto davvero. Davide Bais ha vinto. La EOLO KOMETA ha vinto. E lo ha fatto a modo suo: contro ogni aspettativa, con l’uomo che nessuno si aspettava, in cima a una montagna tra la neve e il freddo, dopo una fuga durata più di 200 chilometri. Davide Bais ha vinto, meraviglioso sul traguardo di Campo Imperatore là dove aveva trionfato Marco Pantani, centrando il suo primo successo da professionista sul palcoscenico più importante. Tappa, maglia azzurra degli scalatori, e questo Giro d’Italia già bellissimo è diventato indimenticabile. Ed è tutto bellissimo, a partire dalla fine: dalle prime parole di Davide che un attimo dopo aver vinto ha dedicato il suo successo “a un compagno che sta combattendo una battaglia difficilissima: Arturo Gravalos, questa è per te”.
Difficile, davvero difficile fare la cronaca della tappa di oggi perché si potrebbe riassumere in due righe: la fuga con Bais, Karel Vacek (Corratec Selle Italia) e Simone Petilli (Intermarché Circus Wanty) è andata via dopo pochissimi chilometri. Nessuno pensava che sarebbe arrivata in fondo, ma il vantaggio dei tre è cresciuto fino a oltre 11 minuti di distacco: il traguardo si avvicinava, e l’attesa reazione del gruppo non è mai arrivata. I tre fuggitivi sono arrivati a giocarsi il sogno di una vita, con Bais che è stato bravissimo a staccare tutti in uno sprint che non ha mai avuto storia.
“Quando siamo partiti – ha detto Davide cercando di trattenere l’emozione – nessuno pensava avessimo qualche possibilità di arrivare, nemmeno noi. A dire il vero io ero andato in fuga per provare a prendere qualche punto nella classifica degli scalatori e per essere di appoggio a Fortunato. Poi i chilometri passavano e abbiamo capito che c’era la possibilità di arrivare, allora ho cercato di risparmiarmi per dare tutto nel finale: devo ancora realizzare quello che è successo, sto vivendo un momento bellissimo, è la mia prima vittoria da professionista e l’ho cercata con tutte le forze. Nell’ultimo chilometro ho cercato di tenere sempre le ruote di Petilli che era il più forte in salita, poi ho aspettato gli ultimi metri per sprintare. Voglio dedicarla ad Arturo Gravalos, alla mia fidanzata e alla mia famiglia, e a tutta la squadra perché siamo una squadra che lavora bene e ci tenevamo tantissimo a vincere. E chissà che da qui alla fine qualche mio compagno non possa regalarci un’altra vittoria. Io cercherò di difendere questa maglia azzurra il più possibile, perché è una maglia bellissima. Alla fine io e Ivan Basso ci siamo abbracciati e anche lui era contentissimo, Ivan e Alberto Contador sono sempre stati i miei idoli e averli in squadra è una cosa incredibile. Cos’ho pensato sul traguardo? È un sogno”.
Ivan Basso: “Una vittoria forse inaspettata, ma sicuramente cercata e voluta: Davide è un giovane che abbiamo preso da una delle migliori formazioni giovanili e abbiamo fin da subito cercato di migliorarlo lavorando su di lui. Il nostro Giro è iniziato benissimo, abbiamo sempre portato a casa un piazzamento con Albanese e con Maestri e adesso ecco questa vittoria: abbiamo sempre attaccato, il Giro d’Italia è la corsa più bella del mondo ed è nostro dovere onorarla. E di certo, non ci fermiamo qui”.