Dalla lotta di Márton Dina alle buone gambe di Edoardo Ravasi e Alessandro Fancellu
Settimana Internazionale di Coppi e Bartali
Tappa 2: Riccione – Sogliano al Rubicone (163,5 km)
Rialzarsi dopo una caduta. Questa è la sfida. Márton Dina è caduto due volte nel primo settore della prima tappa della Settimana Coppi e Bartali. Si è leccato le ferite (nulla di grave) e ha provato a dimenticarle. Nella seconda tappa, l’ungherese non ci ha pensato un attimo e si è messo in testa di andare la fuga. Ci è riuscito insieme a sei compagni, poi il compagno è rimasto uno solo (Xabier Mikel Azparren) e la fuga è andata avanti per 140 chilometri. Una tappa impegnativa, piena di salite con una dura salita finale. Terreno fertile per Márton, che ora è il nuovo re delle montagne.
Cinque salite fino a Sogliano al Rubicone, l’ultima delle quali ospitava il traguardo, hanno indurito la parte finale di una tappa tremenda, complicata, con un circuito molto duro. Márton Dina ha fatto un ottimo lavoro davanti, mentre nel gruppo il resto della squadra ha lavorato duramente per proteggere Edward Ravasi il più possibile. Una volta che la fuga è stata riassorbita a 25 chilometri dalla fine, è iniziata una nuova gara. E nei chilometri finali, molti attacchi e un ritmo forsennato. Sulla salita finale ha vinto il danese Jonas Vingegaard, davanti al colombiano Iván Ramiro Sosa. Edward Ravasi, quattordicesimo, è stato il primo dei corridori dell’EOLO-KOMETA Cycling Team. Alessandro Fancellu è arrivato subito dopo.
Vingegaard è il nuovo leader di una classifica generale in cui Ravasi balza al 16° posto a 44 secondi, con Fancellu al 17°. Márton Dina è il nuovo re delle montagne.
Edward Ravasi: “L’arrivo non era uno di quelli adatti a me, ma nonostante questo sono contento di quello che ho fatto arrivando tra i primi. Purtroppo nella prima parte della tappa sono caduto e sono finito dentro a un fosso: quando mi sono rimesso in bici il gruppo era a tre minuti e devo ringraziare la squadra che ha fatto un grande lavoro per riportarmi dentro. Peccato, forse senza quella caduta avrei potuto fare qualcosa di più…chissà”.
Marton Dina: “Dopo la tappa di martedì con le due cadute ero motivatissimo perché volevo mettermi in mostra e far vedere quello che valgo. Ho attaccato subito e fortunatamente la fuga è andata via abbastanza facilmente. Per i primi 70 chilometri siamo andati via bene, poi quando siamo rimasti solo in due ovviamente tutto si è fatto più difficile: mi sono messo a tutto gas, ho mancato il primo GPM ed è stato un errore ma mi sono detto che non avrei mai potuto mancare anche il secondo passaggio e infatti sono riuscito. Il terzo passaggio è stato complicato perché sapevamo che il gruppo stava rientrando forte e ho dovuto dare tutto per passare primo: poi, non ne avevo più, davvero. Non avevo le forze per restare con il primo gruppo e ho pensato solo ad arrivare al traguardo”.
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